martedì 17 febbraio 2009

Il colloquio a parole

Ieri mi è stato chiesto da un collega: “Ma se tu andassi ad un colloquio porteresti con te dei giustificativi?”.

Ci ho pensato e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata che solitamente sono i grafici o gli architetti o i progettisti, a portare i propri book in sede di colloquio; ma nel mio caso, no, non porterei degli esempi.

Ne deducevo che un grafico o un architetto devono mostrare, e dimostrare, uno stile oltre alle proprie capacità, uno stile che può essere capito solo dopo la sua visione. Il mio lavoro, invece, può essere spiegato anche a parole, non c’è bisogno di mostrarlo.

Non si tratta di mancanza di creatività, anche la scrittura ha il suo stile e la sua personalità, che vanno mostrati e interpretati, ma allo stesso tempo si devono adattare al cliente, alla situazione, al pubblico di riferimento. Inoltre lo stile della scrittura di una persona traspare anche dalle sue parole, dal suo tono di voce, dal suo modo di tessere relazioni.

Ecco perché non porterei dei miei lavori ad un colloquio, porterei le mie parole, il mio stile e il mio tono di voce.

Nessun commento: