martedì 22 marzo 2011

Maneggiare con cautela: come i social network possono lanciare o affossare il business

Ieri c’è stato il secondo incontro tenuto da Barbara Bonaventura e dedicato al Social Media Marketing.
In realtà non si è parlato esattamente di quello che il titolo dell’incontro preannunciava, ma il risultato è stato comunque interessante. Il fulcro della questione non si è raggiunto a causa dell’interesse suscitato e dei continui interventi che hanno, ovviamente, deviare il percorso previsto. Quindi nessuna critica.

Allora, vado con ordine e cerco di fare un piccolo riassunto dei punti salienti. Nell’esposizione Barbara si è concentrata principalmente su Facebook in quanto rappresenta il social network più utilizzato e perché generalmente gli altri social network già adottano o tendono ad adottare le stesse dinamiche del grande FB.

All’inizio un po’ di numeri: ogni giorno su Facebook si ritrovano circa 15 milioni di utenti italiani; un numero decisamente alto se paragonato ai 12 milioni di spettatori registrati durante la puntata di San Remo in cui come ospite c’era Benigni. Più in generale Facebook raccoglie in totale circa 500 milioni di utenti: paragonando la popolazione del social network a quella delle nazioni mondiali possiamo dire che si piazza al 3° posto, secondo solo a Cina e India e superando gli Stati Uniti. Tenendo conto di questi numeri ci si rende conto che, volenti o nolenti, i social network e FB in particolare offrono un bacino d’utenza non trascurabile.
Successivamente si è passati ad analizzare quelli che sono i meccanismi che determinano il funzionamento dei social network:

  1. la riprova sociale
  2. la scelta
Per riprova sociale si intende il meccanismo attraverso il quale ogni essere umano tende ad analizzare e vedere cosa fanno gli altri prima di prendere una decisione; con scelta invece si enfatizza il fatto che tutte le azioni che si compiono su un SN sono spontanee (la condivisione di un link, video, foto, opinioni) e non obbligate. Questi due aspetti capovolgono drasticamente il consueto modo di comunicare e di utilizzare gli strumenti di comunicazione da parte delle aziende: è necessario capire che le persone non sono influenzate da quello che le aziende dicono, ma da quello che la loro cerchia di conoscenti fa e che l’esperienza fatta, positiva o negativa che sia, viene condivisa.

Continuando si sono poi approfonditi gli strumenti che i SN offrono e principalmente quelli di Facebook: i profili, le pagine, i gruppi.

In chiusura, invece, si stava raggiungendo il nocciolo della questione, ovvero che il social media marketing non è uno strumento a sé stante, ma che va integrato nella strategia di marketing che si sta portando avanti. È necessario scegliere il nostro obiettivo e trovare il modo giusto per realizzarlo. Inoltre è anche necessario capire se per il nostro prodotto/brand i social network sono realmente lo strumento giusto. Per questo c’è la Checklist del successo di cui però è stato reso noto solo il primo punto “Ho il prodotto giusto?” devo infatti tener conto che se la risposta a questa domanda è “No” attraverso i SN sarà molto più facile per i miei utenti diffondere commenti negativi.

Il resto al prossimo incontro che a questo punto attendo con ansia!

Note: mi ha fatto riflettere la reazione sconcertata di una partecipante al corso alla visione di uno dei classici video virali. Questa persona non utilizza FB e alla vista di questo video ha espresso la sua maggior convinzione a non iscriversi al SN perché pieno di gente che ha tempo da perdere. Ora, lungi da me difendere FB che oltre tutto utilizzo pochissimo, ma non succede la stessa cosa anche in televisione? Ogni volta che mi capita di passarci davanti vedo un nuovo reality di cui sinceramente non sentivo il bisogno e penso che chi vi partecipa e chi lo guarda abbia veramente tempo da perdere, ciononostante riconosco che la TV è un mezzo di comunicazione importante e non ho mai pensato di non utilizzarlo o di non inserirlo nel media plan. Insomma non credo sia necessario per forza amare ogni strumento di comunicazione, ma credo che sia perlomeno doveroso conoscerlo e capirne l’utilizzo prima di scartarlo a priori.

Detto fra noi poi, io la TV nemmeno ce l’ho a casa… ;)

giovedì 17 marzo 2011

Buon compleanno Italia

Non sono mai stata patriottica, faccio parte di quel vasto popolo italiano che non si indigna mai, almeno non platealmente, che lascia scorrere le cose così come sono perché tanto "cosa ci posso fare". Siamo un popolo pigro e forse prima o poi moriremo a causa di questa nostra atavica non partecipazione alla vita.

Ma oggi, camminare per la strada e vedere tutte quelle bandiere, ascoltare i bambini cantare l'inno e vedere tanti immigrati orgogliosi di essere in Italia, beh, oggi non si può fare finta di niente, oggi si festeggia!


giovedì 10 marzo 2011

Borse da riutilizzare

Sempre in tema di crisi e necessità di risparmio e riciclo eccovi la nuova shopping bag di Lee:


E' stata definita la shopping bag più riutilizzabile mai stata prodotta. Può essere letteralmente smontata e tagliata per utilizzare le sue singole parti.

Possiamo dire che oltrepassa il concetto di borsa riutilizzabile come l'abbiamo inteso fin'ora, ovvero come una borsa che posso utilizzare più volte per trasportare qualcosa. Qui il concetto di riutilizzo si trasforma in "nuovo utilizzo" e per certi versi inaspettato.

Mi viene da chiedermi però se la shopping Lee non sia solamente una versione più grande e più evoluta del box degli happy meal di Mc Donald's... cosa ne pensate?

lunedì 7 marzo 2011

Il business a corto di acqua

In un periodo di crisi e ristrettezze in cui si prende sempre più consapevolezza del valore delle cose quotidiane e l'acqua sta emergendo quale bene prezioso e da salvaguardare ecco che nasce la linea "Stop the water while using me".


Non punto più la mia comunicazioni sulle proprietà del mio prodotto, ma sull'etica che voglio trasmettere per il suo utilizzo. Un proposito encomiabile se non fosse un altro modo di fare business in tempo di crisi!

martedì 1 marzo 2011

Chi non cambia muore. Le nuove regole del business al tempo dei social media

Ieri sera sono stata all'incontro organizzato dal CPV di Vicenza: Chi non cambia muore. Le nuove regole del business al tempo dei social media tenuto da Barbara Bonaventura.

L’incontro era il primo, e di conseguenza il più generico, di una serie di 3 incontri sul tema del social media marketing. La platea era molto ampia, ma soprattutto eterogenea: c’erano molti giovani più avvezzi ai nuovi media digitali, ma c’erano anche molti imprenditori di una certa età e spiegare alcune cose a questo tipo di audience non è sempre facile; se devo essere sincera prima che iniziasse ho pensato: “Sarà uno di quegli incontri sommari in cui non ci si porta a casa granché”.

E, invece, per fortuna non è stato così. Barbara è stata davvero coinvolgente.

Ho visto in azione Barbara l’anno scorso a Cultura senza barriere e il suo intervento sul marketing virale mi era piaciuto molto: veloce, ritmato, semplice, ma con concetti fondamentali che sono riuscita a mettere in pratica. Come scrivevo qui i contenuti sono l’aspetto fondamentale di un seminario, un incontro, una lezione.

Nell’incontro di ieri sera si è parlato del panorama mediatico attuale: performance pubblicitarie in declino dei mezzi tradizionali, la scarsa fiducia che i consumatori hanno nei confronti della pubblicità, l’influenza del passa parola e dei pareri delle persone che appartengono alla nostra rete hanno nelle nostre decisioni di consumo. Una lezione introduttiva al vero e proprio social media marketing che verrà invece trattato nei prossimi due incontri: Maneggiare con cautela: come i social media possono lanciare o affossare il business e Stanno parlando di voi: come tutelare la propria reputazione on-line.

Il concetto principale che è stato sviscerato è che oggi, grazie al facile accesso alle nuove tecnologie e all’azzeramento delle distanze diventano cruciali due passaggi del processo di decisione e acquisto del cliente: la raccolta delle informazioni attraverso la rete virtuale e fisica e il racconto della propria esperienza sempre alla rete virtuale e a quella fisica.

L’esposizione è stata scorrevole e vivace: non si è mai arrivati a sciorinare citazioni e dati, ma Barbara ha esposto contenuti critici e rielaborati alla luce delle proprie esperienze calandoli nel quotidiano, tenendo così un filo diretto e concreto con il pubblico. Punto, questo, da non sottovalutare se pensiamo agli imprenditori presenti in sala.

Nota sulle slide
Le slide erano chiare e soprattutto leggere con poco testo e tante immagini, metodo fondamentale per far passare concetti anche complessi in maniera da renderli più memorizzabili. Non amo molto i layout fissi con il logo dell’azienda, portano via tanto posto e riducono lo spazio per immagini e tabelle (spazio fondamentale soprattutto se si è su una sala molto grande), ma mi rendo conto che può essere un’esigenza. In questo caso cercherei di essere originale

Nota all’organizzazione
Premettendo che gli organizzatori c’erano e si sono visti – soprattutto quando si sono scaricate le pile del microfono – ho un piccolo appunto da fare. Il convegno è stato molto poco pubblicizzato, almeno per quanto risulta dalla mia esperienza, io ne sono venuta a conoscenza attraverso i feed di un sito che seguo e quando sono andata a cercare online un modo per iscrivermi è stato un po’ deludente. Alla fine ho chiesto informazioni nel form del sito del CPV. Facebook non è l’unico social network utilizzabile e non sottovaluterei la potenza dei blog di settore o dei portali. Un form online al quale iscriversi direttamente sarebbe stato l’ideale, ma mi rendo conto che ciò avrebbe richiesto un’implementazione tecnica.

Ora resto in attesa dei prossimi due incontri che si terranno sempre presso NH Hotel di Vicenza il 21/03/2011  e l'11/04/2011.