giovedì 5 febbraio 2009

Buon compleanno

Oggi è il compleanno di Facebook. Compie 5 anni. Non so se festeggerò.
Mark Zuckerberg è soddisfatto e lo dice nel blog di Facebook e appaiono anche i dati sulla diffusione e l’utilizzo. E Zuckerberg è ancora più contento.

Io non lo so, non credo, di essere contenta. Almeno non quanto lui.
Mi sto interrogando ultimamente sull’utilità di Facebook. Due anni fa quando l’ho scoperto l’ho trovato rivoluzionario, sono riuscita a ripescare amici finiti dall’altra parte del mondo, a parlare con loro a sentirli più vicini. A provare invidia per loro sparsi nel mondo, mentre io sempre qui. Poi ci sono arrivati tutti e non è più stato tanto divertente. Ritrovare persone che non si vedono e non si sentono da anni non è sempre piacevole. Se non ci si sente e vede da anni ci sarà pur un perché.

Ho provato allora ad analizzarlo da fuori, con occhio osservatore. Dal punto di vista professionale a volte può essere utile, soprattutto per chi organizza eventi e convegni, per condividere materiali, intavolare discussioni, stimolare il dialogo. Un po’ invasivo per chi è attore passivo, ma può passare. Come CV online praticamente inutile, d’altronde non è la sua funzione originaria, molto meglio LinkedIn.

Allora ho deciso di osservarne le dinamiche sociali e ne ho tratto molta più soddisfazione. Come chiacchierano le persone degli affari propri su Facebook non succede neanche al bar. C’è un’incessante ricerca di nuovi amici, anche le persone più introverse riscoprono la loro voglia di amicizia. E anche le persone meno simpatiche diventano degli amiconi. A quanti è successo di ricevere delle richieste di amicizia da persone che nemmeno ci salutano per strada?

La cosa più triste che ho notato è che Facebook condiziona i rapporti interpersonali al di fuori della rete. In ufficio in pausa pranzo si chatta con gli amici online, a casa la sera si postano foto, durante il week end si commentano le serate.

Ma una cara e vecchia chiacchierata con gli amici veri all’osteria?

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