martedì 7 aprile 2009

Comunicare con i grafici

Il mio lavoro spesse volte va di pari passo con il lavoro di chi si occupa di grafica, impaginazione e design. Entrambi sono mestieri creativi e proprio a causa di questa loro creatività farli collaborare a volte risulta difficile.

In questi giorni dovevo passare informazioni a chi doveva occuparsi della parte grafica sul messaggio che un dato documento doveva trasmettere.

Non è una novità per me, ma le solite difficoltà si sono ripresentate. Ho sempre dato la colpa di questo intendimento faticoso al modus operandi delle persone con cui mi relazionavo, sempre le stesse e abituate a lavorare in una certa maniera. Questa volta però mi sono relazionata con persone differenti, ma le dinamiche si sono rivelate le stesse di sempre.

Allora mi sono fermata a riflettere. E sono arrivata ad una conclusione plausibile.

Tutte le volte che mi relaziono con un grafico per spiegare le mie necessità tendo ad applicare il mio approccio alle cose. In quanto comunicatrice, soprattutto su carta, trovarmi davanti alla pagina bianca mi crea ansia e perciò tendo, inconsciamente, ad evitare questa situazione alle persone a cui passo il brief. Perciò solitamente, e anche questa volta, comunico con loro non solo a parole, ma anche visivamente, fornendo un modello, uno schizzo di quello di cui ho bisogno con l’intento di rendere la mia spiegazione più efficace all’ottenimento del risultato.
Credo invece che questo sia un grave errore. Così facendo in qualche modo limito l’innata e spregiudicata creatività del mio interlocutore che puntualmente mi offre una copia lievemente rivista di quello che gli ho mostrato.

Insomma, ho capito che il mio modo di agire, rivedendo, ricostruendo e dando nuova vita a quello che già esiste non funziona con i grafici che invece hanno bisogno di inventare per primi per essere più efficaci e brillanti.

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