mercoledì 29 luglio 2009

Suoni fatti a macchina

Spesso il suono delle parole suggerisce immagini, significati, personaggi. Perché i gemelli portano dei martelli? Potrei dire che i martelli simboleggiano una certa aggressività infantile, e sarebbe anche vero: di fatto, i martelli mi si sono presentati al seguito della parola gemelli per ragioni di rima. Anche in questo caso, prima è stato il suono, poi il significato.

Questa una parte del commento di Gianni Rodari che precede "Marco e Mirko contro la banda del borotalco" una delle bellissime Novelle fatte a macchina. Appena ho letto queste righe ho sentito la voglia di condividerle per la loro semplicità e il loro significato.

Il suono delle parole è per me qualcosa di magico. Un semplice suono può modificare la predisposizione di un lettore o di un ascoltatore nei confronti di chi lo scrive o emette. La musicalità e la sciolevolezza delle parole spesso facilitano il rapporto con un altra persona, altre volte lo complicano. Ecco che allora scegliere ogni suono e ogni parola con cura diventa importante e strategico per comunicare nel modo giusto.

lunedì 27 luglio 2009

Cara Sarah, addio!

Vanity Fair ha chiesto ai suoi editor di leggere e rivedere il discorso di commiato della Palin. Ne è uscito un quadretto ben colorato di rosso, verde e blu. Non un buon segno direi.

A voi la sentenza.


domenica 12 luglio 2009

Per tutti i neo-crusc, me compresa!


Grazie ad un weekend malaticcio (come si può stare male a luglio, mi domando!) mi sono dedicata alla lettura.

Su suo suggerimento, e non poteva essere altrimenti, mi sono immersa tutta d'un fiato in Val più la pratica di Andrea De Benedetti, sottotitolo: piccola grammatica immorale della lingua italiana.

Posto che, anch'io come scrive all'inizio del libro De Benedetti, ho sempre avuto un debole per la grammatica:
Ditemi pure che sono strano, ma a me da piccolo la grammatica piaceva da morire. Mi piaceva scrivere paginate di coniugazioni verbali, dissezionare nomi e aggettivi al microscopio estraendone radici e desinenze, classificare le parole in articoli, avverbi, e congiunzioni, come altri bambini più sani di me facevano con le farfalle o i fossili.

ho trovato il libro veramente molto scorrevole e ben fatto. Si affrontano la maggior parte delle questioni grammaticali più dibattute: il che polivalente, "lui" e "lei" utilizzati come soggetto, le dislocazioni, gli anacoluti, la scomparsa del congiuntivo, con un piglio simpatico e lievemente irriverente che non ci si aspetta da uno "del mestiere".

Il punto da cui nasce l'idea di De Benedetti di scrivere questo libro è quello di dimostrare ai puristi della lingua, i neo-crusc come li chiama in maniera affettuosa, che forse la nostra lingua italiana non è definitivamente allo sfascio, ma che, essendo una lingua viva, sta semplicemente evolvendo verso nuove forme.

Non nascondo che fra la
[...] legione di insegnanti, vetero puristi e neo-cruscanti impegnati a vario titolo in battaglie quotidiane contro i tanti subdoli nemici che metterebbero a repentaglio la lingua di Dante...
mi ci ritrovavo anch'io, stanca della sciatteria del linguaggio scritto e parlato che esce dai nostri media. Ma leggendo il libro di De Benedetti mi sono resa conto che alcune cose sono a tal punto entrate a far parte della nostra lingua che se dovessi fare proprio la purista probabilmente parlerei, e scriverei, una lingua difficilmente comprensibile e allora sarebbe addirittura peggio!

venerdì 10 luglio 2009

If we ran the world

Wired ne ha parlato un bel po' di tempo fa, io lo scopro solo ora.

L'idea mi pare molto interessante. I social network riescono spesso ad aggregare gruppi di persone molto ampi, ma non a farli agire, eccezion fatta per il gruppo di facebook che ha dato vita a questo.

Ifwerantheworld invece può fare la differenza.

Il meccanismo è semplice. Una volta arrivati sul sito apparirà una maschera bianca simile alla pagina iniziale di Google in cui si potrà scrivere che cosa si vorrebbe fare se si guidasse il mondo, if we ran the world per l'appunto. I risultati che appariranno saranno delle attività, chiamiamole buone azioni, che ifweruntheworld ci suggerisce per raggiungere il nostro intento.

Un modo per spingere all'azione anche grazie ad una linea che rappresenta i propri progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo.

Ad oggi il sito non è ancora attivo, si cercano collaboratori e finanziatori.



martedì 7 luglio 2009

Perché cinguettare?

E' un po' che ce l'ho in cantiere questo post, ma poi per una cosa o per l'altra non l'ho mai finito. Vediamo se ce la posso fare oggi.

Tutto nasce da un articolo di Repubblica che qualche tempo fa ha attirato la mia attenzione. In realtà forse non nasce dall'articolo. No, ripensandoci questo post nasce da un mio pensiero, un pensiero di quelli un po' sfuggenti, un po'... latenti ecco. Quei pensieri che ti salgono alla mente ma che poi non si completano, restano un po' sospesi finché non arriva uno stimolo esterno che te lo ricorda.

E poi, dopo Repubblica, arriva anche Internazionale, che di solito leggo online e che quella settimana ho deciso di comprare in edicola. Lo prendo distrattamente e dò un'occhiata alla copertina e c'è lui, l'uccellino in questione.

Parlo di Twitter, questo fenomeno che sembra dover soppiantare a breve facebook e diventare il nuovo fenomeno di internet. Forse in America è già così, da noi non ancora.

Ho pensato tante volte di iscrivermi, sono sempre curiosa di esplorare nuove cose, ma poi rifletto e penso: non c'è nessuno dei miei amici su Twitter, perché dovrei condividere i miei pensieri con dei perfetti sconosciuti? Certo non c'era nessuno dei miei amici nemmeno quando mi sono iscritta a facebook e tutto sommato forse era più divertente quando non c'era nessuno!

Comunque non è questo il punto. Quello che ha scatenato le mie riflessioni è la voglia di comunicare in velocità che si sta diffondendo. Forse una conseguenza del nostro stile di vita sempre più frenetico e veloce, forse la comodità di poter trasmettere messaggi tempestivi e di farli circolare in un batter d'ali. Penso a Teheran, alla voglia di comunicare al mondo quello che sta succedendo, ma la necessità, il bisogno di farlo subito, immediatamente, pensando che un solo minuto in più sia già troppo tardi. Allora cinguettare ha un senso, far uscire quello che si ha dentro e condividerlo con gli altri diventa importante, indispensabile.

"Quando abbiamo introdotto il concetto di Twitter lo abbiamo fatto con i nostri amici, che a loro volta hanno invitato i loro amici. E tutti pensavamo che fosse un sistema divertente per essere iper-connessi con la famiglia, con gli amici o con persone care, per essere costantemente in contatto con loro in tempo reale. È ovvio che oggi non sia più così. Quando hai aggiornamenti che arrivano da ogni parte del mondo da milioni di occhi e orecchie che ti raccontano quello che hanno visto e sentito, in un unico flusso in tempo reale, capisci bene che lo strumento che hai creato ha preso una direzione completamente diversa. È uno strumento che si connette alla vita vera di milioni di persone, e che in occasioni come quella delle proteste in Iran diventa uno strumento democratico, drammaticamente insostituibile".

Eh, già, drammaticamente insostituibile.